La triste parabola del Parco della Salute: “È deciso: nell’area Fiat Avio il Parco non ci sta, costruiamo almeno Molinette 2”

Quanto sta avvenendo negli ultimi giorni, con l’uscita anche del Sant’Anna – dopo Regina Margherita e CTO – dal Parco della Salute di Torino, è la prova di quanto era chiaro fin dall’inizio: l’area dell’ex Fiat Avio non era sufficiente ad ospitare tutti gli ospedali dell’attuale Città della Salute.

L’Ordine dei Medici di Torino ha sempre sostenuto la necessità del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione, ma è ora evidente come non sia verosimile costruirlo nello spazio a disposizione e con un numero di posti letto sufficiente. Ci chiediamo ancora se davvero non sia possibile trovare un sito più idoneo.

Nel qual caso allora non c’è scelta: prendiamone atto e rifacciamo almeno le Molinette.

 

La triste parabola del Parco della Salute

La proposta di costruire un Parco della Salute che raccogliesse in un’unica area i quattro ospedali più importanti di Torino (Molinette, Regina Margherita, CTO, Sant’Anna), tutta l’attività didattica della Scuola di Medicina e avesse anche uno stretto legame con il mondo dell’industria biotecnologica apparve come una grande idea di futuro, un progetto da sostenere senza dubbi.

Già soltanto i 90 anni delle Molinette e gli ingenti costi per la sua manutenzione erano una buona motivazione, ma ancora di più contava la nuova possibilità di una maggiore integrazione tra i saperi delle varie discipline, una più efficace resa didattica, un trasferimento in tempo reale dei bisogni di innovazione e di ricerca all’industria e delle risposte da questa alla clinica.

Presto sono cominciati problemi e distinguo.

Per una volta tanto, la difficoltà non era finanziaria: i fondi necessari erano garantiti in parte dallo Stato e in parte da un progetto di partenariato pubblico privato. Il primo errore, il più rilevante, quello che ha determinato tutto quanto è accaduto dopo, è stato la scelta dell’area: ex Fiat Avio, un’area angusta, ristretta tra via Nizza, il Lingotto, la Ferrovia e il grattacielo della Regione, dove il nuovo ospedale nel quale si sarebbe concentrata l’attività dei vecchi presidi, non poteva avere più di 1.040 posti letto in tutto, rispetto agli oltre 1.700 esistenti in origine.

Alla presa di coscienza tardiva del problema, per primo si è defilato il Regina Margherita, rivendicando una specificità e un ammodernamento già avvenuto o in corso dei suoi spazi che rendevano inutile, negativo e non giustificato l’inserimento sacrificato nella nuova struttura.

Di seguito il CTO, il cui edificio sarebbe stato trasformato, in modo a dir poco temerario, in un ospedale generalista, che con il trasferimento delle sue peculiarità avrebbe comportato a sua volta una riduzione di posti letto, perdendo definitivamente la sua natura di centro traumatologico e il collegamento anche fisico con l’Unità Spinale più grande d’Italia. Risultato: il CTO resta dov’è, salvo forse un modesto contributo al Parco con l’Oncologia Ortopedica e la Chirurgia Ortopedica Robotica.

Per il Sant’Anna il ripensamento è di queste settimane: più che confluire nel nuovo Parco della salute, è meglio che si unisca al Regina Margherita in una nuova azienda da istituire come Polo Materno-Infantile, dividendo l’ostetricia dalla ginecologia e forse scorporando da quest’ultima la specialistica oncologica.

L’Università, a quanto viene riferito, ha iniziato a cercare i finanziamenti per la sua parte, in quanto non previsti nel fondo ministeriale, e dovrà definire in quale parte dell’area potrà progettare i suoi edifici.

 

Lo scenario attuale

Dunque, oggi, il progetto del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino sembra essersi ridimensionato al solo rifacimento delle Molinette e poco più. Veramente lontano rispetto alle idee di partenza.

Che quelle idee fossero un sogno l’avevamo temuto, da quando fu nota la scelta dell’area e il ridimensionamento dei posti letto. Avevamo anche documentato in più occasioni gli aspetti critici del progetto e come gli obiettivi grandiosi, in quelle condizioni, non fossero né realistici né raggiungibili.

Ora occorre che si prenda atto della realtà, ammettere gli errori e rispondere sinceramente a qualche domanda.

  • Diamo veramente per scontato che ormai non si possa più ritornare indietro rispetto al peccato originale?
  • Come si terrà conto delle nuove osservazioni sulla sostenibilità del progetto?
  • Si confermerà che l’unica ipotesi realistica ormai rimasta è il rifacimento delle Molinette?
  • E infine, si riuscirà almeno a costruire Molinette 2, o “il destino” si accanirà anche su queste?

Affronteremo questi argomenti nel convegno che stiamo organizzando per sabato 4 giugno: l’obiettivo è capire come rendere realizzabile e sostenibile un progetto che sulla carta si presentava meraviglioso ma, collocato in quell’area, contemporaneamente irrealistico fin dall’origine.

 

 

26 aprile 2022

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