UN CITTADINO, UN MEDICO DI FIDUCIA!

opinioni

di Mario Nejrotti
Giacomo Milillo, segretario nazionale della FIMMG, il sindacato dei Medici di Famiglia (MdF), in un articolo pubblicato il 17 Febbraio 2016 su Sanità24, de il Sole 24ore, (vedi) pone con forza il problema di quei cittadini che non sono in grado di comprovare in qualche modo la necessità di risiedere in un Comune diverso da quello di residenza. I cittadini italiani si spostano sul territorio nazionale per numerosi motivi. Alcuni sono quelli drammatici elencati da Milillo. Essi sono causati dalla necessità per quasi un milione di di lavoratori di accettare occupazioni al nero, lontani da casa, per sbarcare il lunario e per sopperire ad un lavoro alla luce del sole, che spesso manca o è venuto a cessare.
La crisi aumenta i numeri della migrazione interna e fa perdere numerosi diritti e garanzie, oltre a dignità e qualità di vita. Tra questi diritti vi è quello di avere la possibilità di appoggiarsi per le proprie necessità sanitarie a un medico di fiducia.
Il MdF in Italia è e resta il primo punto di riferimento e di orientamento nella “giungla” dei percorsi diagnostico terapeutici, resi sempre più complessi dagli aggravi burocratici e dalla compartecipazione della spesa.
Nel nostro “confuso” Paese il medico di famiglia si sceglie esclusivamente nel luogo di residenza a parte poche e sempre più rigide eccezioni. Milillo tocca, oltre il problema organizzativo, umanitario e di categoria un problema più generale che è quello dei “diritti”, che debbono essere uguali per tutti e non negati per falsi motivi organizzativi, che celano solo la volontà di riduzione della spesa o di maggior controllo di uno Stato arcigno e sempre più ingiusto.
Infatti, e ben lo ricorda nelle ultime righe dell’articolo il Segretario, basterebbe che si accordasse ad ogni cittadino il naturale diritto di scegliersi “un” medico di fiducia e naturalmente uno solo, su tutto il territorio nazionale, affidando alle ASL l’onere delle compensazioni, qualora i comuni del medico e del paziente non coincidessero per qualsivoglia motivo.
Questo modo di agire non avrebbe alcun aggravio di costi, la quota di spesa verrebbe pagata sempre e solo ad un MdF. E nemmeno vi sarebbe alcuna difficoltà tecnica con i mezzi informatici a disposizione, se solo le aziende sanitarie non fossero quei carrozzoni lenti e farraginosi, che tutti i cittadini hanno purtroppo imparato a conoscere e non si chiudessero spesso nelle loro torri d’avorio operative, ma facessero finalmente sistema.
Il problema della negazione del diritto di scelta del medico si estende ben oltre i lavoratori e i pendolari, se si prendono in considerazione tutti coloro che, dopo aver dimorato per molti anni in un comune, si trasferiscono in uno limitrofo.
Per molti anni era invalso l’uso di far dichiarare al medico del comune precedente che non aveva difficoltà a continuare ad assistere il suo assistito di sempre e la vecchia ASL continuava a tenere in carico il paziente. Da quando l’unico criterio che guida le azioni di Direttori Generali e Amministrativi è il denaro che si riesce a risparmiare rispetto all’anno precedente e il raggiungimento degli obiettivi, questo uso diviene sempre più raro.
E così, dopo essersi creati negli anni una rete sanitaria confortevole e protettiva, i cittadini sono costretti a ricominciare tutto da capo. Evento ancora più destabilizzante se si tratta, come molto spesso accade, di pensionati e persone anziane.
Per amministrare ci vogliono regole: questo è vero. Ma per amministrare bene a favore del bene comune e dei cittadini ci vogliono norme semplici e trasparenti: un cittadino, un medico di fiducia a sua insindacabile scelta.