Il caso Iran e non solo: medici censurati e senza difesa. La solidarietà dell’Ordine della Provincia di Torino ai colleghi degli altri Paesi

La mancata diffusione delle informazioni necessarie, la sottovalutazione del problema, la censura sulle reali proporzioni dei contagi e dei morti sono tre azioni assolutamente deleterie da compiere nel corso di una pandemia come quella di Coronavirus. Eppure è quello che sta accadendo da mesi in alcuni paesi del mondo, dove l’epidemia viene costantemente sottodimensionata per interessi politici ed economici di governi molto meno preoccupati, invece, delle pesanti ricadute in termini sanitari per la popolazione.

Ci sono casi come il Brasile, ad esempio, come altri paesi del Centro e Sud America, come la Russia. C’è in particolare il caso dell’Iran, che ci è stato evidenziato da colleghi iraniani che lavorano a Torino, in cui sostanzialmente l’epidemia è stata prima negata e poi affrontata con ritardo pesantissimo e in modo parziale, contribuendo ad aggravare una situazione già molto complicata anche a causa di un sistema sanitario arretrato rispetto alle realtà più moderne.

Ancora adesso in Iran non è possibile conoscere il numero delle persone contagiate e delle persone morte per Covid-19. Ad oggi si stima che i dati comunicati ufficialmente, circa 135.000 contagi e 7.000 decessi, siano dalle 5 alle 10 volte inferiori a quelli reali. Medici e operatori sanitari, a cui è stato imposto il silenzio, sono i primi a essere senza difesa di fronte al virus, e continuano a pagare un prezzo molto alto in termini di salute, così come tutta la popolazione, penalizzata dall’atteggiamento delle autorità.

L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino esprime dunque particolare solidarietà ai medici che hanno affrontato e affrontano questa emergenza con una difficoltà superiore rispetto ad altri paesi, determinata proprio da queste specifiche situazioni politiche e sociali.


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