Ricorre domani, 10 settembre, la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, fenomeno in aumento soprattutto tra i giovani e sul quale è necessario intervenire. In questa occasione l’Ordine dei Medici di Torino vuole ricordare in particolare la drammatica situazione del carcere cittadino, dove negli ultimi mesi si sono tolte la vita quattro persone.
Tre di queste erano donne. E non è un caso: le donne detenute, infatti, presentano un disagio psichico maggiore degli uomini. I dati nazionali del Report dell’associazione Antigone 2022 (https://www.rapportoantigone.it/primo-rapporto-sulle-donne-detenute-in-italia/) dicono che il 63,8% fa regolarmente uso di psicofarmaci e gli atti di autolesionismo nel 2022 sono stati il 31%, il doppio di quelli degli uomini, come i tentati suicidi (3,7 %).
Guardando al tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero dei casi e la popolazione detenuta media, nel 2022 si osserva un valore molto più alto per le donne che per gli uomini. Il primo corrisponde a 2,2 suicidi ogni 1000 persone, il secondo a 1,4. Si tratta in entrambi i casi di cifre altissime, considerando che nella popolazione libera il tasso è pari a 0,07 suicidi ogni 1000 abitanti.
Fra i momenti più critici della carcerazione individuati dalla Comitato Nazionale per la Bioetica (Cnb) c’è l’ingresso in carcere, che può generare una vera e propria “sindrome da ingresso” con disturbi psichici e psicosomatici (https://bioetica.governo.it/it/pareri/pareri-e-risposte/il-suicidio-in-carcere-orientamenti-bioetici/). L’Oms ricorda che “i detenuti spesso provengono da comunità notevolmente deprivate o povere”, citando ricerche che mostrano come nelle comunità più deprivate si riscontrino livelli più alti di cattiva salute, maggiore morbilità psichiatrica e molte problematiche sociali.
È quindi importante, sottolinea sempre il Cnb, predisporre un ambiente sufficientemente adeguato a mantenere la salute mentale delle persone e a non aggravare lo stato di chi già soffre di disturbi.
Siamo consapevoli che a Torino istituzioni, professionisti, associazioni, gruppi di lavoro interistituzionali si occupano di tutelare la salute dei detenuti. Questo compito, in particolare per quanto riguarda l’Asl, è anche condizionato dall’annosa cronica carenza di risorse economiche e di professionisti, le cui conseguenze negative ricadono indubbiamente su tutta la popolazione, ma con maggiore evidenza e drammaticità tra le fasce deboli, persone detenute incluse.
“Come Ordine – dichiara il presidente Guido Giustetto – chiediamo, come già proposto nelle nostre riflessioni del 23 agosto scorso (in allegato), che venga elevata l’attenzione sulla salute della popolazione detenuta e che venga compiuto un coraggioso e rapido cambio di passo per intercettarne bisogni e fragilità e per prevenire le conseguenze drammatiche della carcerazione”.
9 settembre 2023