La scena, raccontatami dal mio Maestro, Prof. Giacomo Mottura, che me la raccontò divertito avendovi assistito di persona quanto era giovane assistente, inizia al Valentino. A quei tempi, nei primi anni ’30 del secolo scorso, l’Istituto di Anatomia Patologica, diretto dal Prof. Ferruccio Vanzetti, era situato nel retro dell’attuale sede di Anatomia Umana Normale, e si affacciava su via Pietro Giuria.
Era consuetudine che nella ricorrenza della scomparsa del Maestro, Prof. Pio Foà, la Scuola si recasse al Cimitero a porgere omaggio. Nel giorno stabilito, professore ed allievi si diedero appuntamento di fronte all’edificio. L’assistente cui era stato dato il compito di procurare la corona di fiori, si presentò piuttosto imbarazzato: sulla corona era stato posto un nastro con la scritta: “Al Maestro, gli Aglievi” (con la g!). Il professore era stizzito, ma ormai si era fatto tardi. Partirono, con la corona sottobraccio per andare a prendere il tram n°1, che li avrebbe portati al cimitero.
Colà giunti, posero la corona sulla tomba e si disposero in cerchio, pensierosi. Il capannello attirò l’attenzione di un vecchietto che si aggirava tra i vialetti, il quale si avvicinò, lesse la scritta ed esclamò: “Cuntàgh!, che Maestro!”. Immaginatevi lo scorno dei professori.
Vorrei far rilevare che l’espressione piemontese “Cuntàgh” (Contagio, che ti – o mi – venga un contagio) era a quei tempi comune, un po’ come oggi: “Accidenti”. Era ancora vivo il ricordo della pandemia influenzale, la cosiddetta “Spagnola” che, iniziata in Italia nel 2018, aveva mietuto migliaia di vittime e il pericolo ben percepito era appunto quello del contagio. Un’espressione colorita, che in tempi recenti ha riacquistato significato.
Prof. Giovanni Bussolati