L’articolo 24 del Codice di Deontologia Medica obbliga il medico a rilasciare certificazione di quanto direttamente accertato. La prescrizione di accertamenti strumentali o visite specialistiche, pur non essendo una certificazione, può generare problemi interpretativi quali quelli da Lei lamentati che giustificano il rifiuto di assecondare le richieste dei pazienti, utili esclusivamente a terzi. Per cercare di superare la situazione potrebbe essere utile promuovere un incontro-confronto con le Assicurazioni per individuare percorsi solutori al problema che possono armonizzare le contrapposte esigenze delle parti, per il quale rimaniamo a disposizione.

Il quesito riguarda la gestione delle richieste da parte delle compagnie assicurative. Per spiegarVi meglio, il fatto è che ogni giorno ognuno di noi medici di famiglia riceve molte richieste, da parte di pazienti che hanno delle assicurazioni mediche, di richieste che devono avere una diagnosi e non un sospetto diagnostico, e non devono essere dei controlli… costringendoci a fare dei “falasi”.
Per esempio, sulla richiesta fatta ad una paziente che non va bene e che dovevo scrivere “fibroma uterino”…. ovviamente se faccio fare un’indagine diagnostica non posso già sapere prima cosa sia, e non potendo mettere la parola “sospetto” diventa una diagnosi falsa.
Inoltre, dato davvero la mole di richieste, mi chiedo se sia corretto che dobbiamo essere noi ad effettuare tutte queste richieste e non possono farlo i medici direttamente delle assicurazioni; inoltre spesso le assicurazioni ci chiedono di retrodatare le richieste per poterle pagare, sapendo che ovviamente così faremmo un falso e se non lo facciamo non gliene rimborsano. Insomma, gradire, unita a molti colleghi che fosse chiarita questa cosa affinché i ruoli vengano ridimensionati e che la prassi attuale cambi al più presto, perché diventa veramente ingestibile e a rischio legale questo tipo di modalità.