La carie è una malattia che colpisce le persone di qualsiasi fascia di età, bambini compresi.
In Italia si stima che la carie riguardi il 3% dei bambini sotto i 2 anni di età, il 6% dei bambini di 3 anni, il 15% dei bambini di 4-5 anni, fino al 44% nei ragazzini di 12 anni.
Sebbene i numeri siano in calo rispetto ad alcuni decenni fa, i dati divulgati nel 2019 dalla Società italiana di odontoiatria infantile (SIOI), parlano di un aumento esponenziale di malattia cariosa nei bambini di tutte le età.
Ma quanti sono i bambini che si sottopongono a visite odontoiatriche di controllo?
Secondo i dati più recenti, solo il 30% dei bambini da 0 a 6 anni ha fatto una visita odontoiatrica. Tra i bambini di età superiore ai 2 anni, il 59,2% non ha mai incontrato un dentista. Solo allo 0,7% del campione di bambini considerato nello studio pubblicato su European Journal of Paediatric dentistry è stato consigliato di sottoporsi a una visita odontoiatrica.
Le famiglie a cui corrispondono i bambini con più carie e meno prevenzione appartengono alla classe socio-economica medio/alta. Sono quelle composte da genitori più giovani (età inferiore a 35 anni), spesso fumatori e con scarsa attenzione alla propria igiene orale e con più figli. La fotografia scattata evidenzia scarsa consapevolezza da parte dei genitori sulla necessità della prevenzione basata su controlli e igiene orale quotidiana, più che scarse risorse economiche.
Di fronte alle conseguenze dell’eccessiva privatizzazione delle cure odontoiatriche e della scarsa offerta pubblica cosa è possibile fare?
Le cure odontoiatriche diventerebbero più accessibili se lo Stato si facesse carico della spesa odontoiatrica. È stato dimostrato che l’integrazione del dentista nell’assistenza sanitaria di base può contribuire a diminuire le barriere che portano alla salute orale dei bambini.
Sebbene un’odontoiatria clinico-operativa di buona qualità sia proibitiva per le casse dello Stato, in Italia sono previste forme di sostegno attraverso i livelli essenziali di assistenza (Lea) odontoiatrici soprattutto per interventi di prevenzione rivolti ai bambini dalla nascita fino ai 14 anni o a soggetti con particolari fragilità di salute, sociali o economiche.
Le difficoltà legate all’applicabilità dei Lea sono dovute soprattutto a strutture pubbliche troppo poco numerose e sempre meno incentivate. In alcune Regioni si è assistito a una privatizzazione indiscriminata delle prestazioni odontoiatriche, che ovviamente non si sono indirizzate verso la prevenzione ma verso prestazioni con massimo valore economico. L’assenza di un’offerta organizzata e articolata da parte delle strutture pubbliche, coincide con la mancanza di un reale aiuto al cittadino.
Ma oltre all’informazione e alla diffusione delle buone pratiche c’è però l’altra faccia della medaglia. Nel contesto italiano, in cui il 7,5% delle famiglie è in una condizione di povertà assoluta, esistono persone che non si possono permettere cure odontoiatriche. Rispetto al 2005, quando il fenomeno coinvolgeva poco più di 800 mila famiglie, nel 2021 la povertà assoluta è più che raddoppiata, arrivando a interessare quasi 2 milioni di famiglie. La crisi economica e la pandemia covid-19 hanno dato il loro contributo alla ulteriore riduzione delle visite specialistiche.
Le disparità registrate trovano le proprie ragioni in un sistema odontoiatrico che può fare scarso affidamento sul servizio pubblico. Le famiglie sono ancora troppo spesso costrette a rivolgersi al privato per avere le cure odontoiatriche. In un sistema odontoiatrico privatistico che caratterizza l’Italia, il peso economico delle cure è sostenuto direttamente e per intero dal cittadino.
Possiamo dunque affermare che la malattia cariosa non è ancora sotto controllo.
Tratto dall’articolo di Giulia Annovi sulla rivista dell’OMCeO Torino Il Punto al seguente link
https://ilpunto.it/i-costi-della-carie-e-il-non-diritto-alla-prevenzione-pediatrica/