Piemonte: ridurre le liste di attesa grazie ai giovani medici. Guido Giustetto: “Necessario tutelare questi medici per non creare nuove forme di precariato”

La Regione Piemonte ha proposto un progetto sperimentale che coinvolgerà i medici neo specializzati per lo smaltimento delle liste d’attesa. Questo sarebbe l’obiettivo per il 2017 ipotizzato dall’assessorato regionale alla Sanità e discusso con l’Università.
Questo “Piano straordinario contro le liste d’attesa” – in sintesi- dovrebbe partire insieme al nuovo CUP unico, il centralino per le prenotazioni telefoniche e on line, valido in tutto il Piemonte e per tutte le strutture pubbliche e convenzionate. Nel 2017 dovrebbero anche aumentare l’organico del personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici) non solo per sostituire chi va in pensione. Ci sarebbe quindi un rafforzamento della rete ospedaliera accompagnato ad un potenziamento dell’assistenza territoriale con la nascita delle Case della Salute (aperte 24 ore al giorno). L’utilizzo degli specialisti è uno dei punti fondamentali del piano che consentirebbe di abbattere le liste d’attesa con una forza lavoro giovane impiegata sia per prestazioni ambulatoriali sia per esami diagnostici. I giovani laureati di medicina dovrebbero essere pagati a gettone – il cui importo è comunque ancora da definire – per smaltire visite per cui i tempi sono troppo lunghi. Gli sbocchi professionali che per i neo specialisti di solito sono le guardie mediche, un’occupazione spesso saltuaria e non professionalizzante, potrebbero aumentare; il contributo dei neo medici potrebbe tradursi anche in una attività occupazionale, oltre all’opportunità di impiegare concretamente le conoscenze acquisite nel percorso formativo.

Buon obiettivo abbattere le liste d’attesa e così inserire gli specialisti in un lavoro congruo con le loro competenze immediatamente dopo la specializzazione – afferma il Presidente dell’OMCeO di Torino – Guido Giustetto. Ma per una procedura, che è a tutti gli effetti sperimentale, è auspicabile che Assessorato ed Università condividano il progetto con l’ Ordine dei Medici ma anche con le Organizzazioni Sindacali molto prima di metterlo in atto: in modo da garantire l’assenza di conflitti critici con i regolari percorsi di assunzione e sblocco del turn-over, da lungo tempo promessi, e l’aderenza agli aspetti deontologici.
Bisogna infatti ricordare – continua Giustetto- che le liste d’attesa si sono formate negli anni scorsi per  scelte programmatorie che comprendevano tagli ai posti letto e mancato rinnovo del turn over sia dei medici dipendenti sia, soprattutto, dei medici specialisti ambulatoriali: per intenderci, quelli dei poliambulatori ASL. Inoltre impiegare un pagamento a gettone non convince perché rischia di creare un’altra sottospecie di precariato. I medici devono essere assunti secondo le regole normali previste dagli accordi collettivi o dalle convenzioni e non è necessario aspettare troppo tempo per attivare un percorso che dalla valutazione di un fabbisogno passi dall’indizione di un concorso per approdare all’inizio del lavoro. È quindi necessario innanzitutto tutelare questi medici per non creare una sorta di precariato istituzionalizzato anche sul territorio.

È anche bene specificare – conclude il Presidente dell’Omceo di Torino – che la convenzione dei medici specialisti ambulatoriali prevede la possibilità di affidare incarichi su progetto (un esempio: abbattere le liste d’attesa) anche a tempo determinato, utilizzando un quadro normativo certo. Già oggi, se solo lo si volesse, si potrebbe attingere alle graduatorie degli specialisti ambulatoriali in attesa di inserimento per aumentare le ore disponibili per visite ed esami. L’affiancamento dei neo-specializzati può avvenire a patto che si chiarisca però che anche loro hanno tutte le capacità (si sono specializzati dopo 11 o 12 anni di studio) per affrontare i problemi dei pazienti, senza essere demandati alle prestazioni “a bassa complessità”, che oltre tutto, a priori, sono difficilmente individuabili. Sarà la loro capacità di discernimento a indurli a riferire ai centri di secondo livello i casi complessi.