Sulla Cronaca di Torino de La Stampa del 6 febbraio è comparso un articolo dal titolo “Anziana dimessa dall’ospedale con l’ago della flebo nel braccio”, dove si legge di una signora di 82 anni, malata di Alzheimer, caduta in casa e portata al pronto soccorso dell’Ospedale di competenza, il Martini. Dopo una lunga attesa dovuta alle numerose presenze in Pronto soccorso, la paziente viene sottoposta a radiografie e TAC e poi trattenuta in osservazione; non avendo, per fortuna, riportato fratture o danni d’altra origine viene rimandata a casa il giorno successivo. La figlia, durante le fasi della dimissione, si accorge della presenza dell’ago e chiede a un’infermiera (o un’operatrice socio-sanitaria) di toglierlo. Giunta a casa scopre che non è stato rimosso e contatta un giornalista che scrive il suddetto articolo.
Il lettore, di fronte a questo resoconto, è portato inevitabilmente a pensare che si tratti dell’ennesimo episodio di trascuratezza, sciatteria del servizio pubblico: un tipico esempio di malasanità.
L’articolo accenna appena al fatto che la dimenticanza è attribuibile ai “ritmi di lavoro forsennati” di queste settimane influenzali a cui il Pronto soccorso è sottoposto. Nessun riferimento al fatto che il personale sanitario opera senza risparmiarsi, in condizioni sempre più difficili, spesso in carenza di organico. Né si fa distinzione tra “l’ago della flebo” e la cannula morbida inserita in vena, a volte appositamente lasciata perché utilizzabile per successive terapie o ulteriori accertamenti di laboratorio, che non poneva nessun rischio per la salute della paziente.
“Al di là del fatto concreto, resoconti come questo sembrano fatti per svilire il nostro servizio sanitario, per mortificare i medici e il personale sanitario che tutti i giorni lo rendono concretamente disponibile a milioni di cittadini” afferma il dottor Guido Giustetto. “Un episodio che si colloca nel clima di rancore, cattiveria e diffidenza che si sta diffondendo nel nostro Paese e che travolge sempre più spesso anche il nostro personale sanitario, facendo credere che ci sia sempre un risarcimento, magari fai da te, a portata di mano.”
Comunicato 11 Febbraio 2019