INQUINAMENTO ATMOSFERICO E RISCHI PER LA SALUTE
DIBATTITO E CONFRONTO ALL’ORDINE DEI MEDICI DI TORINO
A Torino nel corso del 2018 ci sono stati oltre 120 giorni con aria insalubre, fra elevati livelli di particolato e concentrazioni di ozono nei mesi primaverili ed estivi. E, pur nel generale miglioramento dei livelli di inquinamento, negli ultimi quattro anni le concentrazioni di Pm10 nel semestre ottobre-marzo sono leggermente aumentate, secondo alcune rilevazioni. Sono alcuni degli spunti, offerti in questo caso da Roberto Mezzalama del Comitato Torino Respira, che sono emersi ieri sera nel dibattito pubblico “E tu che aria respiri?” organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Torino.
Un momento di confronto per approfondire qual è la reale situazione dell’inquinamento atmosferico in città e quali sono i danni per la salute dei cittadini, come ha sottolineato Marina Pastena, coordinatrice della Commissione Medico e Ambiente dell’Ordine dei Medici. All’evento hanno partecipato, portando i saluti istituzionali, Barbara Azzarà, consigliere delegato della Città metropolitana e Federico Mensio, presidente della Commissione Ambiente del Comune di Torino.
Il quadro complessivo è piuttosto noto: Torino è da anni ai primi posti in Europa per la peggiore qualità dell’aria e nell’ultimo rapporto “Ecosistema urbano”, come ha ricordato la direttrice di Legambiente Piemonte Alice De Marco, è risultata 88ª su 104 città italiane per performance ambientali.
A preoccupare, per la salute, sono in particolare le conseguenze dello smog a lungo termine, ormai riconosciute da molti studi, e soprattutto gli effetti del particolato, Pm10 e Pm 2,5: riduzione della speranza di vita, aumento del rischio di tumore al polmone, alterazione della funzionalità polmonare nei bambini. Ne ha parlato l’epidemiologa Claudia Galassi, del Centro per la Prevenzione Oncologica della Città della Salute. Una ricerca di qualche anno fa, ad esempio, aveva stimato in 14 mesi la riduzione della speranza di vita dei cittadini nel Nord Italia a causa dell’inquinamento. Ma occorre approfondire quanto emerso in studi più recenti, che hanno individuato correlazioni, fra le altre cose, con l’insorgere del diabete e con le nascite premature.
Se Luisa Memore di Isde – Medici per l’Ambiente ha effettuato una panoramica delle proposte che a livello globale gli scienziati avanzano per fermare il cambiamento climatico, Roberto Mezzalama del Comitato Torino Respira si è concentrato su Torino, illustrando dati che vanno in controtendenza con quello che sembra invece essere il trend degli ultimi anni.
Analizzando i dati della centralina di rilevamento di via della Consolata, che dal 2000 ad oggi ha fatto registrare una progressiva diminuzione delle concentrazioni medie mensili di Pm10, si scopre invece che dal 2015 ad oggi c’è stato un aumento medio dello 0,61% nei semestri “critici” ottobre-marzo. Inoltre c’è un collegamento diretto fra il superamento dei limiti di legge e le precipitazioni: maggiori sono i giorni di pioggia, minori sono gli sforamenti oltre soglia. Nel periodo 1°ottobre-4 dicembre ci sono stati infatti 34 giorni di precipitazioni e solo 4 giorni di superamento. Nello stesso periodo del 2018 sono stati 33 i giorni con precipitazioni e 9 quelli di superamento. Ma nel 2017, “anno nero” per l’inquinamento, aveva piovuto appena 7 giorni e i limiti erano stati superati ben 40 volte. In sostanza, il miglioramento degli ultimi due anni delle concentrazioni di particolato sembra essere attribuibile all’aumento delle precipitazioni.