Le limitazioni prolungate all’attività sportiva collegate all’emergenza Covid-19 possono rappresentare un grave rischio per la salute e, nel complesso, generare conseguenze negative per il sistema sanitario. È necessario dunque adottare al più presto nuove regole per permettere il ritorno alla pratica sportiva all’aperto, proprio per meglio proteggere la salute dei cittadini e della comunità e alleggerire nel lungo periodo le misure di assistenza sanitaria per la società.
Sono le conclusioni di uno studio condotto dal dottor Gian Pasquale Ganzit, direttore della Ricerca scientifica dell’Istituto di Medicina dello sport di Torino, e dal dottor Guido Regis, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Torino, che sarà pubblicato sul numero di maggio dell’autorevole rivista “Recenti Progressi in Medicina”, da cui è stata tratta l’anticipazione.
Nella letteratura scientifica sono ormai molteplici le evidenze dei benefici dell’attività fisica sugli individui: riduce il rischio di morte prematura per tutte le cause, in particolare quelle cardiovascolari, è utile nella prevenzione primaria e secondaria di malattie cardiovascolari e polmonari, malattie metaboliche, malattie muscoloscheletriche, cancro e depressione. L’inattività fisica è inoltre stata messa in correlazione con lo stato di infiammazione cronica di basso grado che caratterizza anche l’obesità ed è all’origine delle patologie croniche non trasmissibili.
In sostanza, dunque, l’attività ginnico-sportiva, condotta in maniera costante, è in grado di ridurre la morbilità, la mortalità e di migliorare le prestazioni fisiche e la qualità di vita di chi la pratica.
Dunque gli effetti dei divieti prolungati per l’emergenza Covid-19 non devono essere trascurati e devono essere presi in considerazione nell’adozione di misure specifiche per la fase di ripresa, anche nell’ottica del fatto che il contagio in luoghi aperti, in assenza di assembramenti e con le dovute precauzioni, è molto difficile. Al contrario, sono parecchie le ricerche effettuate in occasione di altre epidemie (Sars, Mers, Ebola) che documentano come la limitazione dell’attività all’aperto e la costrizione in spazi chiusi provochino una serie di conseguenze negative dal punto di vista psicologico (disturbo da stress post-traumatico, rabbia, insonnia, angoscia, depressione, con esacerbazione delle eventuali dipendenze) e anche sul sistema immunitario.
La conclusione a cui arriva l’analisi di Ganzit e Regis è che la pratica di molti sport all’aria aperta, soprattutto individuali, deve essere nuovamente consentita, proprio nell’ottica della salute pubblica. Non attraverso un allentamento delle misure di contenimento, ma con l’introduzione di nuove misure e regole di protezione – come si sta facendo per alcune attività produttive e servizi essenziali – specifiche per i singoli sport: rigidi vincoli di distanziamento per la corsa, le passeggiate o la bicicletta, modifiche agli orari di accesso per i circoli sportivi con l’adozione di precauzioni mirate, uso indispensabile delle mascherine.
Qui è possibile scaricare lo studio.